Abstract: Dopo essere state privatizzate, le imprese di
pubblica utilità hanno acquisito un peso sempre maggiore nei mercati
azionari internazionali. La crisi economico-finanziaria di inizio
millennio ha tuttavia posto in evidenza l’eccessiva esposizione
finanziaria di queste imprese e in alcuni casi addirittura un
apparente abuso della leva per finanziare attività o acquisizioni. I
livelli di indebitamento di molte delle imprese regolamentate,
peraltro, sono talmente elevati che difficilmente potrebbero essere
tollerati dal sistema creditizio se si trattasse di imprese operanti
in normali mercati concorrenziali. Esiste una relazione tra processo
di regolazione e scelta della struttura ottimale di capitale di
un’impresa regolata? Che impatto questa può avere sul livello e sulla
tipologia di investimenti effettuati da un’impresa? In questo lavoro,
dopo aver presentato un’ampia rassegna della recente letteratura che
tratta congiuntamente questi due aspetti, verifichiamo con dati
italiani come i problemi tipici dei processi di regolazione, in
primis il controllo tariffario, interagiscono con le scelte della
struttura di capitale e con le decisioni di investimento. Il caso
italiano si presenta come un interessante esperimento naturale perché
negli anni novanta si sono contemporaneamente avviati sia
privatizzazioni di utilities (cambio di proprietà da pubblico a
privato) sia liberalizzazioni (cambio di regime) di mercati soggetti a
regolamentazione. |