Uno degli scopi fondamentali della riforma che sta interessando il
settore del TPL in Italia (D.Lgs. 422/97 e 400/99) è quello di
incentivare gli operatori del settore ad ottenere recuperi sostanziali
di efficienza produttiva e di efficacia del servizio. Tale obiettivo è
perseguibile, da un lato, decentrando le responsabilità finanziarie a
livello locale e, dall’altro lato, agendo sui meccanismi che regolano
l’accesso al mercato (gare per l’affidamento del servizio) e
l’assegnazione dei sussidi (contratti di servizio), in linea con le
previsioni della nuova teoria della regolamentazione dei monopoli (Laffont
e Tirole, 1993). Con riferimento a quest’ultimo aspetto, va
sottolineato che nel settore del TPL la presenza di asimmetrie
informative (adverse selection e moral hazard) rende
problematico il controllo del livello dei costi da parte dell’Autorità
pubblica, a cui compete la definizione delle modalità di erogazione
dei sussidi.
Il presente lavoro esamina in un’ottica comparata tre diverse
esperienze italiane (Bolzano, Bologna e Torino) caratterizzate da una
diversa evoluzione della cornice istituzionale e regolatoria, cercando
di valutare l’impatto sulle performance produttive degli operatori
degli schemi di contribuzione adottati. Attraverso un attento esame
degli sviluppi normativi all’interno di ogni singola realtà, vengono
evidenziate le ricadute in termini sia di efficienza che di efficacia
del servizio delle diverse soluzioni, sottolineandone gli aspetti
positivi e gli eventuali punti critici. Inoltre, traendo spunto dai
meccanismi previsti in altri contesti, regionali e internazionali, si
tenta anche di prospettare possibili formule migliorative. |